AUTO!!! la sigla ed il nome possono creare strani equivoci

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a cura di Performedia

La scelta del nome “giusto” è un passo fondamentale nella progettazione di un’automobile. In primo luogo dovrebbe essere originale, senza mai dimenticare qualche regola a metà strada tra il marketing ed il buon gusto. Dev’essere “piacevole”, rispettare l’anima e la tradizione del Marchio che rappresenta e soprattutto, “calzare” ovunque lo si… esporti! Proprio la mancanza di quest’ultima virtù, non sempre di tutti, è stata causa di qualche incidente di percorso, alle volte divertente, qualche altra più… imbarazzante!

Iniziamo proprio dal Bel Paese. L’italiana Fiat Ritmo, sostituta della 128, sbarcò anche nel mercato Statunitense. Peccato che nelle nazioni anglosassoni il suono “Ritmo” fosse molto simile al significato di “ciclo”… femminile. Un’assonanza “spiacevole” che fece mutare immediatamente Ritmo in Fiat Strada.

Anche puntando sui numeri non sono però mancati grattacapi. L’Alfa Romeo 164, mostrava ad esempio una sequenza di cifre che per alcuni Stati Asiatici è sinonimo di sventura… e fu per questo che la Dirigenza italiana corse ai ripari ribattezzando l’ammiraglia in “168” dal significato ben più gradito: “ricchezza”.

In realtà, a parti invertite, anche noi italiani abbiamo dato del filo da torcere ad un noto costruttore di auto ed i francesi di Renault ne sanno qualcosa. Quanti italiani avrebbero acquistato una Renault 17? Pochi! Meglio aggiungere un “sette” quindi ed ecco arrivare negli anni ’70 la Renault 177.

Tra i nomi non modificati c’è invece la Lancia Dedra. Un nome apparentemente normale, ma come per la Ritmo al centro delle ironie anglosassoni. A sollevare qualche questione “fonica” fu proprio il suono Dedra, molto vicino alla pronuncia di “dead rat”: “topo morto”… non il massimo in effetti!

Torniamo a parlare di numeri. Sapevate che la Porsche 911 (siamo agli inizi degli anni ’60) doveva chiamarsi 901? La colpa in questo caso è dei francesi del versante Peugeot che nel 1929 acquistarono il brevetto di tutti i nomi con uno “zero” in mezzo. Perché? Così facendo la “scritta” poteva ospitare comodamente la manovella di accensione anteriore, posta proprio nello “zero” centrale. Ecco spiegato il cambio di nome della tedesca 911… ma considerata la carriera della bella Porsche possiamo proprio parlare di “cambio fortunato”! Qualche deroga fu comunque “concessa” alla Ferrari… 308 insegna!

Qualche problema l’ha poi causato anche il dialetto romano. Due esempi classici arrivano dalla Hyundai Sonata e dalla Volkswagen Bora. La prima si traduce con “sveglia”, ma anche “stordimento”… la seconda è il femminile di “burino”, tamarro. I tedeschi però lasciarono comunque il termine Bora (in chiave di Vento), mentre i coreani optarono per modificare Sonata in un più gradevole Sonica!

Chiudiamo infine con due “proposte” giapponesi. Nissan e Mazda tentarono di esportare la Moco e la Laputa dando vita ad un bel problema nei mercati di lingua ispanica e portoghese. Traduzione? “Moco sta per… “secrezione nasale” e Laputa… è notoriamente “la prostituta”! Entrambe indossarono quindi altri nomi come Estilo, Karimun o Kei!

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